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LA NATURA DEL CACAO 1

LA NATURA DEL CACAO 1

 

La storia ebbe inizio con i maya

Con “la storia ebbe inizio con i maya” si apre il primo dei tre articoli dedicati al cacao. Si ripercorrono le origini e la coltivazione del cacao, fino a raggiungere il cioccolato che oggi conosciamo. 

Etimologia dei termini

Anche se associato all’azteco Cacahuatl “sostanza estratta dai semi”, l’origine del termine “cacao” resta incerta. Cacahuatl sembra derivi dall’unione delle parole kakawaalt (acqua); la cioccolata era infatti preparata mescolando polvere di cacao fermentato e torrefatto con acqua e spezie.

cacao maya

Il termine “cioccolato” invece, sembrerebbe derivare da xocoyac (pronuncia: tciocoalt) che vuol dire fermentareCabosse, termine con cui si indica il frutto intero dell’albero del cacao, probabilmente deriva dallo spagnolo “cabeza” (testa), per la somiglianza delle forme.

Da dove viene il cacao?

L’albero del cacao, Theobrama cacao (cibo degli dei, richiamo al culto che i popoli precolombiani gli dedicavano), è originario delle foreste umide dei tropici americani nelle Ande dell’Ecuador e della Colombia, tra i fiumi Napo, Putumayo e Caquetà. 

albero di cacao

Dobbiamo ringraziare i maya se oggi abbiamo il privilegio di mangiare ed utilizzare il cioccolato. Si sono occupati della diffusione, di addomesticarlo, coltivarlo e tramandare il culto alle civiltà successive, i tolechi e gli aztechi. Furono proprio gli aztechi a farlo conoscere ai conquistadores spagnoli all’inizio del XVI secolo. Tradizionalmente veniva servito il forma di bevanda fresca, amara, densa, piccante e rossa per l’aggiunta di peperoncino, pepe e annatto. Solo gli europei aggiunsero zucchero e spezie per mascherare il tipico sapore amaro e astringente del cacao.

L’arrivo del cacao in Europa e in Italia

Sembra che il primo contatto europeo con il cacao sia avvenuto nel 1502, durante il quarto viaggio di Cristoforo Colombo nelle Americhe, dall’incontrò con una canoa indigena che navigava dallo Yucatàn all’Honduras. Però, il merito del trionfo del cacao in Spagna si deve a Hernan Cortés che, nel 1528, vide la preparazione della cioccolata alla corte di Montezuma II (sovrano azteco) e portò in Spagna la “ricetta”. Infatti, appreso dagli aztechi il valore smisurato del cacao, le coltivazioni incrementarono dal Centro America, Messico e Nicaragua, fino a raggiungere le coste del Venezuela, l’isola di Trinidad e il Brasile. Come gli spagnoli, anche gli inglesi e i francesi, più tardi, portarono la coltivazione del cacao nelle loro colonie.

L’Italia dopo la Spagna, fu la seconda nazione europea a consacrare la popolarità della cioccolata. Merito di Antonio Carletti, commerciante fiorentino che, nel 1606, portò nel nostro paese il cacao insieme alla ricetta della cioccolata.

Il risultato dell’associazione cacao-menti geniali

maitre chocolatier

Non appena sbarcato ed apprezzato in Spagna, anno dopo anno, la cultura del cioccolato si evolse adeguandosi ai fatti storici e alle menti geniali che incontrava nella sua avanzata tra le popolazioni.

In Italia la fortuna del cioccolato partì a Torino nei primi anni del 1700. Città che ne divenne capitale, conservando tutt’oggi la fama. I maestri cioccolatieri inventarono nuove ricette sulla scorta di quella portata da Carletti, come la bavarese al cioccolato e il bicerin (bevanda costituita da cacao, caffè e panna). Isidoro Caffarelli nel 1865 inventò la pasta alla gianduia,  “una miscela di nocciole finemente tritate, aggiunte di zucchero e cioccolato”, che ancora oggi rappresenta la base per la preparazione di molte ricette come i gianduiotti. 100 anni dopo, nel 1964, Michele Ferrero ad Alba, creò una variante alla pasta alla gianduia, battezzando una crema di nocciola al cacao spalmabile, prodotto celebre e conosciuto in tutto il mondo.

Tra i più rivoluzionari del settore si ricordano l’olandese Coenraad J. Van Houten che, nel 1828, ideò una macchina per separare il grasso dalla pasta liquida che si otteneva macinando i semi tostati. Questa sorta di pressa faceva ottenere 3 prodotti: il burro di cacao, la pasta di cacao solida e la polvere di cacao polverizzando la componente solida.

Henri Neslté e Daniel Peter in Svizzera, nel 1875, inventarono il latte condensato e il cioccolato al latte.

Nella fabbrica di David Sprungli, Rodolphe Lindt, nel 1879, lasciando accesa per errore la macchina per il concaggio, ottenne un cioccolato liscio, dal sapore equilibrato e fondant “che si scioglie in bocca”. Mise quindi appunto il processo del concaggio, dando il via all’era del cioccolato fondente.  

cioccolato

Il cacao nel corso degli anni ha subito delle evoluzioni, alcune provocate da sperimentazioni ragionate, altre invece ottenute per pura casualità. Certo è che sono stati i maya a fondare le radici del culto del cacao, mettendo appunto e selezionando le specie di cacao da poter coltivare e le preparazioni. In considerazione che per loro il cacao rappresentava alimento e merce di scambio.  

I COLORI MILLENARI DELL’UOVO DI PASQUA

I COLORI MILLENARI DELL’UOVO DI PASQUA

 

Non è semplice trovare le origini dell’uovo di Pasqua. Si pensa che i primi ad omaggiare l’inizio della primavera proprio con delle uova variopinte furono i persiani (attorno al 500 a.C.). Nel villaggio di Neuwise in Germania, il tradizionale mercato pasquale ci ricorda questa antica cultura introdotta dal lontano Medioevo.

Il semplice uovo, prima svuotato del tuorlo e dell’albume, viene dipinto a mano con decorazioni colorate, i cui disegni ricordano le origini dell’artista. Per dipingere un normale uovo di gallina si impiegano tra le 4 e le 7 ore; per quello di struzzo fino a 20.

uova di pasqua decorate

Perchè proprio l’uovo?

L’uovo, in tutte le culture antiche, veniva associato alla vita e alla rinascita. Per gli antichi egizi era l’origine, il fulcro dei quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco), per i persiani era la rinascita della natura dopo l’inverno. Nel Cristianesimo diventò simbolo del miracolo della resurrezione di Cristo. Dal lato pratico durante il periodo della Quaresima (40 giorni prima di Pasqua in cui la dottrina cattolica prevedeva il “digiuno ecclesiastico”), non potendole mangiare e per non sprecarle venivano bollite, dipinte e regalate ai fedeli. Nel tempo il popolo portò avanti quest’usanza, colorandole sfruttando l’acqua, il calore e i pigmenti naturali dei fiori. Tra i nobili e gli aristocratici invece, vennero trasformate ed adornate con materiali preziosi.

Chi ha messo la sorpresa nell’uovo?

Anche rintracciare l’ideatore della sorpresa nell’uovo non è semplice. Esistono almeno tre fonti discordanti.

Una da il merito a Peter Carl Fabergé, orafo della corte dello Zar Alessandro III e padre delle Uova Fabergé. Un uovo che conteneva un altro uovo in oro, che a sua volta conteneva altri due doni (la collezione imperiale vanta 52 meravigliosi esemplari)

uova di faberge
uovo di pasqua

Un’altra combacia con l’arrivo in Francia della cioccolata dalle Americhe e sboccia alla corte di re Luigi XIV. L’altra rimanda ai maestri cioccolatieri torinesi che, nel 700, avrebbero dato il via alla tradizione del regalo all’interno di uova prodotte con il cioccolato.

Il ruolo del cacao

Pioniere dei processi tecnologici nel trattamento del cacao, ingrediente base delle uova di cioccolato, è stato Francoise Louis Callier che, nel 1819, fondò in Svizzera il primo stabilimento per la produzione di cioccolato. Callier ideò un macchinario che trasformava i semi del cacao in una pasta manipolabile, il cioccolato. 

Tuttavia, solo con la Rivoluzione Industriale arrivò l’innovazione che avviò la diffusione della nostra tradizione, regalare le uova di cioccolato durante le feste pasquali. Oggi, l’uovo di cioccolato dai mille gusti che conosciamo, rappresenta l’anima della Pasqua, il simbolo che porta nelle nostre case colori, gioie e sorrisi, sia per i più grandi che per i più piccolini.

uovo di pasqua

Una felice Pasqua a tutti dallo staff dello Studio Giammarini!

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