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Tag: cultura popolare

VOSTRA MAESTA’ I VINCISGRASSI

VOSTRA MAESTA’ I VINCISGRASSI

 

Servono almeno 7/8 strati visibili di pasta all’uovo, besciamella e sugo rosso di carne

La Storia dei Vincisgrassi

Era il 1891, quando gli allora chiamati Vigras fecero la prima apparizione scritta nella raccolta di ricette Il cuoco perfetto marchigiano. Quella stessa ricetta era stata ritrovata in un ricettario anonimo stampato 30 anni prima presso la tipografia di Pacifico De Rossi a Loreto, Il cuoco delle Marche, e quella stessa versione, sistemata nel capitolo Dei timballi, sembra sia la più riconducibile al piatto ideato da Antonio Nebbia all’interno del settecentesco Cuoco maceratese.

«Imbutirrare una “casseruola”, posizionare sul fondo una “stella di fette di prosciutto”, spolverizzarla di pane grattato e rivestirla con lasagne di “sfoglia come quella dei tagliolini” (identico precetto del Nebbia) fino ai bordi. Iniziare gli strati con parmigiano grattugiato, “ragù d’animelle e tartufi” (erano prosciutto e tartufi nella prima versione del Nebbia), “pezzetti di butirro fresco”, spezie varie pregiate (“cannella fina, pepe schiacciato, e noce moscata”) e besciamella (chiamata all’ora “balsamella”). Cottura al forno e rovesciato sul piatto da portata», era la versione dei Vigras di Antonio Nebbia.

Fu poi il cuoco Cesare Tirabasso di Montappone che, nel 1927 con La guida in cucina. Cinquecentotre ricette marchigiane e nazionale, alleggerì e rivisitò in chiave moderna le attuali ricette marchigiane, tra cui la versione più povera del timballo.

«ricoprire un “piatto rotondo” con una pastella di acqua e farina, “colorita poscia con tuorli d’uovo” (simile al Nebbia) su cui si versa la “sfoglia come quella dei maccheroni” tagliata “in tanti pezzi larghi due dita e lunghi uno”, con un condimento di salsa di animelle, parmigiano, cannella e burro».

La tenacia della tradizione ha permesso di mantenere pressoché uguale la ricetta degli attuali Vincisgrassi a quella del suo prozio Vigras. Con la stessa risolutezza con cui i Vincisgrassi sono rimasti nelle case dei marchigiani e con cui sono stati tramandati nella cultura da generazione in generazione, oggi con fierezza possiamo dire che quegli stessi Vincisgrassi fanno ufficialmente parte delle eccellenze italiane.

I progressi della tradizione

Oggi i nostri Vincisgrassi alla maceratese sono riconosciuti in Europa come Specialità Tradizionale Garantita STG, hanno un disciplinare di produzione ed insieme al Ciauscolo IGP, al Prosciutto di Carpegna DOP, alla Vernaccia di Serrapetrona DOP, contraddistinguono le Marche in Italia e in Europa. 

Disciplinare di una Specialità Tradizionale Garantita «Vincisgrassi alla maceratese»

Vincisgrassi STG

La motivazione della registrazione è riferita proprio alle nostre radici, «dalla ricerca storica si evidenzia l’uso tradizionale degli ingredienti specifici nella provincia di Macerata» […] «I Vincisgrassi alla maceratese sono una primo piatto gratinato ottenuto da tre preparazioni base: la pasta all’uovo fresca, il sugo di condimento con frattaglie e la besciamella, a cui viene aggiunto del formaggio grattugiato Parmigiano DOP o Grana Padano DOP». 

Nel sito del MIPAAF (Ministero delle Polotiche Agricole Alimentari e Forestali) è reperibile la proposta di registrazione approvata dalla Commissione europea e siamo in attesa della creazione della pagina dedicata ai Vincisgrassi alla maceratese e dell’uscita in Gazzetta Ufficiale del disciplinare definitivo.

Di seguito il link del portale delle Denominazioni italiane DOP, IGP, STG, dove restare sempre aggiornati sui prodotti di qualità.

https://dopigp.politicheagricole.it/

I COLORI MILLENARI DELL’UOVO DI PASQUA

I COLORI MILLENARI DELL’UOVO DI PASQUA

 

Non è semplice trovare le origini dell’uovo di Pasqua. Si pensa che i primi ad omaggiare l’inizio della primavera proprio con delle uova variopinte furono i persiani (attorno al 500 a.C.). Nel villaggio di Neuwise in Germania, il tradizionale mercato pasquale ci ricorda questa antica cultura introdotta dal lontano Medioevo.

Il semplice uovo, prima svuotato del tuorlo e dell’albume, viene dipinto a mano con decorazioni colorate, i cui disegni ricordano le origini dell’artista. Per dipingere un normale uovo di gallina si impiegano tra le 4 e le 7 ore; per quello di struzzo fino a 20.

uova di pasqua decorate

Perchè proprio l’uovo?

L’uovo, in tutte le culture antiche, veniva associato alla vita e alla rinascita. Per gli antichi egizi era l’origine, il fulcro dei quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco), per i persiani era la rinascita della natura dopo l’inverno. Nel Cristianesimo diventò simbolo del miracolo della resurrezione di Cristo. Dal lato pratico durante il periodo della Quaresima (40 giorni prima di Pasqua in cui la dottrina cattolica prevedeva il “digiuno ecclesiastico”), non potendole mangiare e per non sprecarle venivano bollite, dipinte e regalate ai fedeli. Nel tempo il popolo portò avanti quest’usanza, colorandole sfruttando l’acqua, il calore e i pigmenti naturali dei fiori. Tra i nobili e gli aristocratici invece, vennero trasformate ed adornate con materiali preziosi.

Chi ha messo la sorpresa nell’uovo?

Anche rintracciare l’ideatore della sorpresa nell’uovo non è semplice. Esistono almeno tre fonti discordanti.

Una da il merito a Peter Carl Fabergé, orafo della corte dello Zar Alessandro III e padre delle Uova Fabergé. Un uovo che conteneva un altro uovo in oro, che a sua volta conteneva altri due doni (la collezione imperiale vanta 52 meravigliosi esemplari)

uova di faberge
uovo di pasqua

Un’altra combacia con l’arrivo in Francia della cioccolata dalle Americhe e sboccia alla corte di re Luigi XIV. L’altra rimanda ai maestri cioccolatieri torinesi che, nel 700, avrebbero dato il via alla tradizione del regalo all’interno di uova prodotte con il cioccolato.

Il ruolo del cacao

Pioniere dei processi tecnologici nel trattamento del cacao, ingrediente base delle uova di cioccolato, è stato Francoise Louis Callier che, nel 1819, fondò in Svizzera il primo stabilimento per la produzione di cioccolato. Callier ideò un macchinario che trasformava i semi del cacao in una pasta manipolabile, il cioccolato. 

Tuttavia, solo con la Rivoluzione Industriale arrivò l’innovazione che avviò la diffusione della nostra tradizione, regalare le uova di cioccolato durante le feste pasquali. Oggi, l’uovo di cioccolato dai mille gusti che conosciamo, rappresenta l’anima della Pasqua, il simbolo che porta nelle nostre case colori, gioie e sorrisi, sia per i più grandi che per i più piccolini.

uovo di pasqua

Una felice Pasqua a tutti dallo staff dello Studio Giammarini!

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